Queste considerazioni dovrebbero essere sufficienti perché non ci si disperda ancora una volta in spese, anche squallide, di bottega.
Per l’uomo prudente comune, che vede il “benessere” dopo aver vissuto con troppa allegria di debiti (debiti che inevitabilmente si scaricheranno sulle ignare, inconsapevoli nostre generazioni future) il progetto più ordinario da sviluppare, è che si utilizzi il “benessere” solo in parte, per migliorare il tenore di vita; in altra maggior parte, per avviare un programma di ridimensionamento del debito (esorbitante), a tutela, più che del contenimento della sempre ipotizzabile, quanto legittima, latente invadenza del creditore, della protezione delle nostre future generazioni da ipotetiche future vendette e da azioni persecutorie, che renderebbero la vita particolarmente dura, a chi nulla fece per meritarsele.
Il momento positivo, ancor più positivo per il concorso della pioggia di risorse europee, che si scaricheranno sul nostro Paese, dovrebbe rafforzare voglia di privilegio per politiche di diversa destinazione di quel “benessere”.
Che, nell’immediato, sulla scelta della destinazione delle risorse nuove, faccia attrazione la consueta forma di spartizione è pressoché istintivo.
Ma la saggezza, della quale non può non essere condiviso giusto accreditamento all’attuale nostro Presidente del Consiglio, rende credibile la ipotesi di un diverso indirizzo di tanti positivi valori, con la progettazione di mettere in campo diversa ponderatezza, nell’ottica di rinsaldare il nostro Paese fra quelli meritevoli di migliore affidabilità e di equilibrato autogoverno in Europa, evitandoci, fra l’altro, ripetizione di qualche … sberleffo, che diede fastidio.
Dott. Antonio Sbrescia
Parlare
d’economia, e di andamento dell’economia, di un Paese, è arduo un pò per tutti,
specie se di considera che, quando tutto va benissimo, non mancano comunque
nicchie, settori, aziende, ove tutto bene non va: vi sono sempre quà e là
fallimenti, cessazioni, esecuzioni, ecc..
Ma
è anche da comprendere che le particolarità distorcono la visione sul globale.
Tuttavia
può affermarsi che la crescita c’è. Non si vede motivo, navigando a vista, per
non dare credito a quanto diffuso dai mezzi di informazione, secondo cui gli
arresti di attività nel Paese in tanti settori hanno trovato congrua
compensazione in altri che sono esplosi oltre ogni più rosea ipotesi. Si pensi
ai trasporti, alla edilizia riparatoria sovvenzionata con il relativo indotto,
alla sanità ed alle attività connesse, nella particolare sfaccettatura di
accompagnamento e sostegno contro la pandemia, all’elettronica per attrezzare i
lavori a domicilio (smart working), ai supermercati, e simili.
E
quanto alla corposa crescita di circa il 6% annuo del Paese?
La
elaborazione dei dati non è alla portata del singolo privato, ma la fonte di
diffusione della notizia merita fede di grande approssimazione: non bisogna
neanche farsi impressionare dagli accennati andamenti negativi, giusto perché
“andare bene” non significa che, per alcuni, non possa anche non
essere così!
Va
all’uopo considerato che la ritrovata grande imprevista crescita, importa, o
risveglia, responsabilità di non ignorare, o sottovalutare, l’esistenza di un
debito esorbitante, probabilmente non esploso, come in qualche altro Paese
vicino con caratteristiche debitorie analoghe, solo per il diverso peso,
politico, oltre che economico globale, del nostro Paese nello scacchiere!